Modi di bucare la bolla

Nella bella intervista a Bedour Alagraa sul Sudan si apprendono molte cose; e si legge un passaggio che raccomanderei ai perenni indignati in buona fede, così stolidamente prigionieri della loro bolla (e dell’urgenza di dirsi sconvolti) da ignorare persino chi vorrebbero sostenere:

There’s also this whole thing of “People pay attention to Palestine and not Sudan.” What’s happening in Palestine has brought more attention to what’s happening in Sudan than anything else! Before all those people were saying, “Nobody is paying attention to Sudan.” It was Palestinians online who were literally asking me, “Are you okay? Are your people in Sudan okay? Because I know what’s happening in Sudan.” It’s actually Palestinians who have done so much work to lift the veil on what’s happening in Sudan, while also experiencing genocide themselves. So this has always confused me, so, so much.

When I hear this, I’m like, “Do you know any Sudanese people or Palestinians in Palestine? You probably don’t if you’re coming online and you’re saying this.” I’m Sudanese, I know Palestinians, and I know that they’ve always said something. Now, if it’s the white media and white leftists and white liberals doing that, make that clear. When you say, “Nobody is talking about Sudan,” who is included in this nobody? Am I a nobody? Are Palestinians a nobody? I don’t think we’re nobody. But if white liberals and white leftists are your only somebodies, then yes, you could say nobody is talking about Sudan, that people only care about Palestine.

(15/08/24)

La delega morale

Una decina di anni fa il filosofo Robert J. Howell propose un interessante esperimento mentale immaginando un’applicazione, Google Morals, in grado di fornire risposte a ogni problema etico. L’obiezione di Howell al suo utilizzo era semplicissima: quand’anche Morals fosse infallibile, impermeabile ad attacchi hacker e promettesse dunque illimitato benessere, accedendovi perderemmo la libertà – condizione indispensabile per ogni scelta tra bene e male. (Non siamo lontani dall’offerta del Grande Inquisitore di Dostoevskij, nei Fratelli Karamazov: rinunciare all’autonomia personale in cambio di un dominio paternalistico).

In effetti agire sempre in accordo a un perfetto calcolo morale ci renderebbe degli automi. Magari automi felici e rispettosi: ma privi di quel nucleo inviolabile che appartiene a ognuno di noi – coscienza, anima, chiamatelo come che vi pare. Il prezzo della libertà può essere molto alto, perfino tragico, ma senza di essa e la responsabilità che ne deriva è davvero complicato definirci umani.

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(09/07/24)

“Nulla è davvero perduto fintanto che”

E mentre Virginia Woolf, portando la conversazione sullo stato attuale delle cose del mondo, mi faceva partecipe delle sue inquietudini e dei suoi tormenti — gli stessi nostri —, tra i quali la letteratura occupa un piccolo posto, pensavo tra me che nulla è davvero perduto fintanto che ammirevoli artigiani si dedicano con pazienza, al loro arazzo pieno di fiori e di uccelli, senza mai mescolare alle opere il resoconto indiscreto delle loro fatiche, e il segreto dei succhi spesso dolorosi nei quali le loro belle lane sono state intrise.

Marguerite Yourcenar, Una donna sfavillante e timida, in Pellegrina e straniera, p. 110.

(26/06/24)